Testimonianze

Giovanni, dodici anni, ha iniziato a frequentare “La Lucciola” quattro anni fa. La sua storia è questa.
E’ il più piccolo di sette fratelli, ha la sindrome di Down, senza altre complicazioni tra quelle normalmente correlate alla sindrome. Ha avuto una infanzia serena ed era uno spettacolo svegliarlo al mattino e sentirsi dire: “sono contento”. Ha seguito l’iter di protocollo: fisioterapia, logopedia (più volte interrotta a causa di maternità non sostituita), scuola d’infanzia e scuola materna con sostegno. Già durante la scuola materna abbiamo privatamente tentato un percorso di metodo Feuerstein, interrotto dopo un anno per mancanza di esiti positivi.
Col passaggio alla scuola elementare abbiamo vissuto un’esperienza devastante: si sono aggravati atteggiamenti  di  chiusura  e  aggressività  che  hanno  raggiunto  il  culmine  con  due  ricoveri  per disidratazione e anoressia. La chiusura non era solo relazionale ma totale: era catatonico, immobile, ripiegato su se stesso, non accettava cibo o bevande e da lì ha avuto inizio un blocco del linguaggio. Sono stati fatti diversi tentativi tra cui una prescrizione di benzodiazepine e progetti scolastici di piscina e ippoterapia che, svolgendosi individualmente, non hanno risolto il suo disagio relazionale. Finalmente il servizio di Neuropsichiatria di riferimento ci ha proposto il centro La Lucciola. Progressivamente siamo passati dalla frequenza di un giorno alla settimana, a due giorni, ai cinque attuali.

Perchè fare venticinque chilometri all’andata e venticinque al ritorno ogni giorno? Lo lasciamo dire ai fratelli di Giovanni, che hanno avuto la fortuna di partecipare a giornate di normale attività alla Lucciola.

Stefano Baraldi & Chiara Telloni + il resto della famiglia

Alla Lucciola le attività si iniziano e si portano a termine. Ma non con frenesia, non con tempi ristretti. Perché l’attività è lo strumento, ma l’obiettivo è sempre la persona. Anzi, la persona come parte  di  un gruppo. Quindi  può  accadere che se qualcuno si fa male costruendo  il  carro  di Carnevale, allora si sospende tutto per permettere al bambino di rivivere quel momento, manifestare la sua paura ed essere rassicurato dal gruppo. Può accadere che se durante una sessione musicale si scopre che il gabinetto è stato riempito di carta igienica, allora la pista da ballo diventa un luogo in cui, insieme, si cerca di capire cosa è successo ed ognuno può dire la sua. Il gruppo aiuta, il gruppo responsabilizza.

Paolo, 25 anni

I ragazzi stavano facendo “il cerchio”, l’inizio di ogni giornata alla Lucciola, in cui ci si presenta, ci si riconosce e si comunica. Vedo Giovanni che si alza e mi chiedo dove stia andando. Gli operatori non lo bloccano. Poi capisco, stupita, che era andato a fare la pipì in bagno. Strano, perché a casa di solito in queste situazioni si creava un lago sul divano o sul pavimento della sala. Qualche settimana dopo anche a casa niente più lago, aveva trovato la strada del bagno.

Elisabetta, 21 anni

Sono capitata alla Lucciola un giorno in cui si insegnava un canto. Ma non era una canzonetta. Era un canto ebraico molto coinvolgente. Ho visto Giovanni partecipare con così tanta partecipazione che poi a casa mi portava la mia chitarra per cantarlo insieme. Abbiamo poi sviluppato anche un nostro repertorio.

Giulia, 19 anni

Un ragazzino avrebbe avuto una visita medica il giorno dopo. La cosa lo spaventava e alla Lucciola è stato aiutato ad affrontare la sua paura. A turno i bambini simulavano di essere il dottore o il paziente. Non era un gioco, ma una cosa seria. Qualcuno ha tirato fuori davvero la sua paura, compreso mio fratello. Mi è piaciuto vedere come la Lucciola sia una scuola speciale, con materie che aiutano nella vita di ogni giorno.

Irene, 17 anni

Come chiusura di anno, dove portereste voi un gruppo di disabili? Quelli della Lucciola li hanno portati in una villa ad un concerto di musica classica. Erano tutti nelle prime file e mi ha colpito la loro compostezza e attenzione. Anche Gio, su cui non avrei scommesso, è stato bravissimo.

Francesco, 15 anni

Giovanni dorme di fianco a me ed al mattino sembra un tutt’uno con il materasso. Svegliarsi è una faticaccia, alzarsi di buona lena poi quasi impossibile. Ci sono due parole magiche che però spesso funzionano: “Andiamo al forno a prendere la pizza” (ma questa vale solo per il sabato) e “Andiamo alla Lucciola da Davide, Riccardo e Antonio”.

Pietro, 13 anni

Ciao, io sono Stefano, il fratello di Davide N. e volevo scrivere un parere su mio fratello e i suoi cambiamenti da quando frequenta La Lucciola. Mio fratello prima che frequentasse la Lucciola era molto capriccioso: infatti aveva molte crisi, si metteva in bocca tutti i sassi che trovava, non giocava con me. Ora vedo che è molto cambiato, ora mi cerca, chiede il permesso prima di fare una cosa, e quando siamo fuori con i miei amici sta volentieri in compagnia con noi, addirittura mette giù il telefonino pur di stare con me e i miei amici. Grazie di tutto quello che state facendo. 

Stefano, 14 anni, fratello di Davide

Alessio è nato il 24 marzo 2000, apparentemente in ottima salute sino a 18 mesi, quando cambia tutto…. più nessuna interazione con quanto e con chi lo circonda, totalmente selettivo nei cibi (mangiava solo bastoncini di pesce e yogurt plasmon), inizio di un calvario difficile e doloroso che culmina, a tre anni, in una agghiacciante diagnosi di autismo in forma molto grave. Il nostro ometto non comprende cio’ che gli diciamo, ha mille paure, mille comportamenti ripetitivi e senza senso se non per lui, pianti inconsolabili anche nel cuore della notte, scappa ovunque, non ha il senso del pericolo e diventa sempre piu’ complesso gestirlo. Ci si riduce in casa, la si attrezza per il meglio. La scuola materna dai tre ai sei anni, un crescendo di problemi, pianti, paure e telefonate per andarlo a prendere prima perchè non riescono a gestirlo. A sei anni, in coincidenza col passaggio alle elementari, una brava insegnante di sostegno ci parla della Lucciola. Giugno 2006 prima visita: un posto meraviglioso sia come ambiente, sia come terapia prospettata, è il posto giusto. Iniziano così mille battaglie per farcelo riconoscere dalla Asl di Bologna; non e’ stato facile per nulla, ma devo dire che già dal primo anno, potendo accertare i notevoli progressi di Alessio, il rinnovo del progetto e’ stato scontato.
Così il mio “pulcino smarrito” inizia, ad ottobre 2006, la frequenza per tre giorni settimanali della Lucciola. Gli altri due giorni a scuola dove le cose funzionavano solo se avevamo la fortuna di trovare bravi insegnanti di sostegno. Quindi alti e bassi, nessuna certezza, anzi, le solite telefonate per il ritiro anticipato, per l’incapacità di gestirlo.
Alla Lucciola le cose funzionavano e basta, nessuna telefonata di ritiro anticipato per crisi. In tutti questi anni gli operatori del centro hanno supportato Alessio nei momenti di regressione, come nei momenti di miglioramento, hanno supportato noi famiglia nei momenti di dubbio e scoraggiamento e con la loro terapia hanno fatto sì che i miglioramenti superassero di gran lunga le regressioni. 
Oggi Alessio e’ ugualmente autistico, ha ugualmente alcuni momenti di crisi, soprattutto con la puberta’; ha ugualmente i suoi comportamenti unici, ma è anche un ragazzo allegro, sorridente, molto affettuoso. Ti guarda negli occhi e, nonostante parli poco e male, si fa capire perfettamente a gesti o scrivendo, mangia molto e di tutto, si lava e si veste da solo, è capace di cucinare e di fare tante cose che gli danno molta soddisfazione. Non necessita di farmaci tranquillanti.
E’ chiaro che occorre ancora proteggerlo, non potrà mai uscire da solo, ma ora almeno puo’ uscire con noi  e stare con gli altri, con gioia e senza grossi problemi. 
Un episodio da raccontare: sino a tre anni, tagliare i capelli ad Alessio era un grosso problema… rasoio e non forbici, tre persone a tenerlo fermo, urla disperate. Siamo a fine ottobre 2006, 15 giorni circa che frequentava la Lucciola: sta seduto tranquillo a farsi tagliare i capelli con le forbici, senza il minimo problema. Non e’ un miracolo questo cambiamento: è il frutto di un lavoro serio e continuo, svolto da bravi professionisti. Grazie davvero a tutti Voi della Lucciola, un abbraccio speciale alla Dott.ssa Emma.

Mamma di Alessio

Giacomo frequenta la Lucciola da un anno e mezzo, dallo scorso settembre due volte alla settimana. Nei giorni restanti frequenta la scuola media. Giacomo è sempre molto felice di sapere che è arrivato il lunedì per andare alla Lucciola dai suoi amici e quando lo vado a prendere e lo carico in macchina mi fa capire che vorrebbe rimanere lì; mentre ci allontaniamo continua a mandare baci e a salutare! Lo stare bene in mezzo agli altri, il sentirsi accolto e benvoluto non è così scontato per questi bambini e per Giacomo, sempre così aperto agli altri, le relazioni sono al centro di tutto.
Inoltre, la capacità di Giacomo di esprimersi verbalmente è migliorata in modo apprezzabile: pur continuando nella modalità prevalentemente gestuale, ci sembra che Giacomo articoli meglio singole parole e stia cominciando a costruire piccole frasi. Riuscire a farsi più  facilmente nei suoi tentativi di verbalizzazione è diventato motivo di grande soddisfazione per lui! La presenza degli altri ragazzi, nelle cui difficoltà si può rispecchiare e che possono essere per lui correzione e rinforzo, aiuto ed esempio, lo sta sicuramente aiutando nel consolidamento delle autonomie, nel rispetto del turno e delle regole base di comportamento.

Papà di Giacomo

Sono la mamma di Riccardo affetto da Tricotiodistrofia e da ADHAD dop. Mio figlio ha avuto la diagnosi verso i tre anni. Prima, avevamo notato in lui comportamenti iperattivi, aggressivi e autolesionisti. Fino all’età di sei anni Riccardo ha frequentato solo la scuola. In seconda elementare, nonostante la presenza di due educatori ed una insegnante di sostegno, i problemi perduravano e, nonostante le insegnanti di classe lo seguissero anche loro personalmente, non vi sono stati molti miglioramenti. Picchiava i compagni, disturbava le lezioni, scappava dalla classe, rompeva l’arredo scolastico. Lo psicologo della ASL propose, allora, di inserirlo alla Lucciola un giorno alla settimana. I disturbi a scuola perduravano, ma gli insegnanti e gli educatori, interfacciandosi con gli operatori del centro, ottenevano suggerimenti e consigli per aiutare il bambino. Giunti in prima media tutte le routine di Riccardo, raggiunte con tanta fatica, vengo piallate da un’insegnante di sostegno che ogni giorno mi teneva 20 minuti per raccontarmi i disastri di mio figlio: note, richiami scritti ecc ecc erano corollario del racconto della sua giornata. Spesso andavo a casa piangendo. Riccardo comincia ad andare alla Lucciola due giorni alla settimana. Spesso venivo chiamata per andarlo a prendere a scuola perché non riuscivano a gestirlo. Io, a mia volta, mi occupo nella scuola di bambini con handicap e questo creava grossi problemi al lavoro. Al mattino uscivo di casa con la paura di essere “ricercata” dai suoi insegnanti.  Le altre classi delle medie andarono meglio, anche grazie ad uno staff di sostegno più giovane con un approccio più pratico. In prima e seconda superiore, nonostante gli insegnanti e gli educatori avessero fatto ogni sforzo per integrare Ricky con la classe, non c’era stato verso di farlo stare con gli altri alunni. In due anni mandó all’ospedale anche due professori. Non dico le umiliazioni in giro per le strade, gli sguardi … la vita a casa.  A maggio della seconda superiore la Preside mi chiama dicendomi: “O lo tiene a casa lei o lo sospendiamo noi”. Faccio sospendere Riccardo e La lucciola lo accoglie cinque giorni a settimana. La miglior cosa mai capitata. Riccardo al Centro ora frequenta le lezioni scolastiche e desidera imparare, torna a casa soddisfatto, arriva bello sporco, aumenta la sua autostima, incomincia ad essere più operoso e smette di essere aggressivo. Da due anni frequenta solo il centro purtroppo, tra pochi mesi, diventerà maggiorenne, dovremo andarcene. Unico rimpianto: non aver fatto inserire Riccardo alla Lucciola cinque giorni a settimana fin dalla prima media come mi suggerivano al ;Centro. Non riuscivo ad arrendermi all’idea che l’integrazione scolastica con lui stesse fallendo. Gli avrei risparmiato molti dolori e molte umiliazioni. Sono passati da allora, dal primo giorno di Lucciola, 10 anni. Vorrei ricominciare e fare meglio.

Mamma di Riccardo

Sono la mamma di Davide. Ero così disperata perché non sapevo come aiutare mio figlio ad uscire da quell’isolamento che aveva, poi la cugina del papa di Davide mi ha parlato della Lucciola. Ero molto scettica, ma oggi ricordo ancora, dopo 7anni, il giorno che siamo andati al Centro per far conoscere Davide alla Dott.ssa Emma, al Dott Bencivenni e alla Dott.ssa Paola; mi ricordo che ero molto impaurita, ma Davide invece si era fidato subito. E questo mi è bastato.

Mamma di Davide

Sono la mamma di Benedetta, una ragazza di venti anni che ha iniziato a frequentare il Centro La Lucciola all’età di nove, tramite il Servizio di Neuropsichiatria dell’Asl di Modena, con la diagnosi inizialmente di “Ritardo lieve mentale” e, successivamente, di “Disturbo schizo-affettivo di tipo misto, sindrome affettiva con rilevanti aspetti psicotici”. 
Benedetta, chiusa in se stessa come dentro ad una profonda tana, dal frequentare il Centro una volta a settimana, nell’arco di due anni era passata a trascorrervi otto ore al giorno per cinque giorni a settimana (oltre al soggiorno a Monzuno un week end al mese), lasciando la scuola media inferiore che, nonostante fosse privata (ambiente silenzioso, ordinato, con sole due sezioni) e vi fosse un’insegnante di sostegno volenterosa, non riusciva a rispondere alle sue esigenze. 
Per Benedetta, la Lucciola è stata il suo mondo esterno sicuro, protetto, a dimensione sua; lì, ha proseguito la conoscenza della Storia, della Geografia, della Scienza, della Tecnica, dell’Arte, della Matematica, dell’Umanistica, della Musica, della Recitazione e dello Sport attraverso la guida di operatori che si rapportavano con lei non con l’intento di definirla, ma di aprirla al mondo.
Al proprio fianco Benedetta aveva coetanei, bambini più piccoli e ragazzi più grandi con cui condividere esperienze umane essenziali: il contatto con gli oggetti tipici di una casa, con le piante coltivate per abbellire e profumare la villa, con gli ortaggi per cucinarli, con la vigna per schiacciare l’uva e riempire di mosto le botti dell’antica acetaia, con le galline per raccogliere le uova, con le pecore per tosarne la lana, colorarla e farne oggetti di feltro, con l’argilla per darle forme che al calore del forno stupivano come fosse la prima volta. 
Dentro un mondo così umile, così umano, così diretto, Benedetta ha superato la crisi legata alla pubertà che l’aveva precipitata dentro paure ed angosce ancora più buie.
Due anni fa ha compiuto la maggiore età, ed è stata inserita in un Centro diurno assistenziale; un giorno su cinque, però, abbiamo deciso di permettere a Benedetta di proseguire il suo cammino a La Lucciola, nonostante l’avvertimento dell’assistente sociale riguardo al rischio che, in un futuro, non avremmo pouto richiedere al Centro diurno una frequenza di tutti e cinque i giorni a causa della lunga lista di attesa.
A Benedetta, come agli altri bambini, La Lucciola ha sempre insegnato che la fatica, la paura, il limite, vanno affrontati perchè fanno parte della nostra vita e diventano occasione di crescita.
Una cosa mi ha sempre colpito: mentre a scuola si viene chiamati subito se un bambino sta male, alla Lucciola questo non succedeva con Benedetta. La Dott.ssa Lamacchia ha sempre tenuto Benny fino alla fine della giornata perchè, diceva, era necessario capire bene se si trasse davvero di un malessere fisico o se invece fosse di tipo psicosomatico e andasse perciò affrontato diversamente.
Ricordo anche che quando ci fu il terremoto mi precipitai al Centro, pensando di dover ritirare subito Benedetta. Invece la Dottoressa mi disse che Benny era al sicuro e che proprio quello era il posto per affrontare la paura di ciò che stava accadendo. Tornai a casa e ripresi Benedetta alla solita ora.

Mamma di Benedetta

Maria è nata nel 1996 con prematurità grave. E’ stata fatta diagnosi di spettro autistico e ritardo cognitivo grave. Nel 2004 siamo venuti a conoscenza del Centro di Terapia La Lucciola attraverso un amico. Con l’accordo del Servizio di Neuropsichiatria Infantile di Bologna, Maria ha potuto frequentare La Lucciola per 5 giorni la settimana fino al compimento dei 18 anni. Maria ha raggiunto un livello di autonomia che le permette, anche se non verbalmente, di esprimere i propri bisogni e desideri ed applicarsi con attenzione per un periodo sufficientemente lungo alle attività che più gradisce. Il nuovo Centro, che ora la ospita 4 giorni la settimana, ha manifestato stupore per le sue capacità. Per questo abbiamo chiesto che Maria potesse frequentare La Lucciola ancora per un giorno la settimana, ritenendo che la cura per Maria non terminasse al compimento del diciottesimo anno di età. Peccato che in futuro manchi a tanti bambini piccoli (Maria non aveva compiuto ancora 8 anni) la possibilità di sviluppo che può offrire La Lucciola con i suoi operatori così tecnicamente e scientificamente preparati!

Piera e Giuliano Ermini

Sono il papà di Riccardo – Ricky – non era mia intenzione scrivere una testimonianza in quanto già espressa in modo completo dalla sua mamma. Però ieri sera Ricky era con me e tutto questo trambusto ha lasciato un segno in lui perché mi ha iniziato a fare delle domande sul suo futuro e cosa gli succede a lui se chiude la Lucciola è molto preoccupato di questa cosa perché è il suo unico punto di riferimento al di fuori della famiglia. La Lucciola gli ha dato coscienza e consapevolezza delle sue reali potenzialità e il suo atteggiamento reattivo oppositivo viene completamente annullato. 

Papà di Riccardo

Laura ha 14 anni e frequenta la prima media. Sindrome di Kabuki, secondo anno di Lucciola.
Che dire … a me e’ bastato vedere Laura essere presa per mano da un ragazzo, grande tre volte lei, ed essere condotta alla porta d ingresso della Lucciola. Vederla avvicinarsi ad in piccolo gruppo e prendere la mano di una ragazzina per aspettare con lei il momento per entrare. Vederla arrivare con la sua borsa e percorrere quel piccolo tratto di sentiero che porta all’uscita da sola.
Mi basta … vedere il suo sorriso quando assieme guardiamo le foto in cui si riconosce nelle varie attività.
Mi basta … vederla salire al mattino sul pulmino con gli altri ragazzi per poi tornare al pomeriggio bella cotta di vita.
Quindi penso che La Lucciola sia una realtà molto positiva perchè permette a Laura di socializzare e di fare esperienze, di crescere ed essere più indipendente, senza avere sempre il fiato sul collo di un adulto.

Mamma di Laura

Francesco Pio è affetto dalla Sindrome di X Fragile, considerata una malattia rara.
Dopo qualche anno che ci conoscevamo, la Neuropsichiatra della AUSL ci ha consigliato di far frequentare La Lucciola a Francesco. Noi conoscevamo già il posto, ma ci chiedevamo se fosse il luogo giusto per lui. Abbiamo provato per un anno, un giorno alla settimana, e abbiamo incominciato a vedere che Francesco iniziava a fare cose che non aveva mai fatto, come collaborare a spostare cassette di ortaggi o guidare una carriola. Inoltre abbiamo avuto modo di incontrare periodicamente la Dott.ssa Lamacchia e il Dott. Bencivenni e ne abbiamo apprezzato la professionalità e la disponibilità. Mi ha colpito moltissimo il contatto che la Dottoressa ha con i ragazzi, anche a costo di infangarsi o di prendere freddo con loro. Quest’anno Francesco va due volte alla settimana. Torna sereno a casa ed è diventato sicuramente più socievole.

Papà di Francesco Pio

Mia figlia frequenta la Lucciola dal 2009. Degli Amici ad una cena ce ne parlarono. Ludovica è nata nel 2002, è affetta da tetraparesi spastica. Ha notevoli difficoltà motorie, non parla, ha avuto anche fenomeni epilettici. La frequenza alla Lucciola le ha permesso di relazionarsi con il “gruppo”, ragazzi e ragazze di diverse età e con disabilità differenti che ogni giorno affrontano le difficoltà quotidiane sostenendosi reciprocamente. Nel corso della giornata si svolge un importante momento di condivisione, i ragazzi si siedono in cerchio e ognuno di loro viene attentamente ascoltato dal gruppo. Ludovica in questi anni ha sviluppato sempre più modalità comunicative; attraverso la gestualità sia delle mani che della mimica facciale, LEI VUOLE DIRE ! Lei vuole sapere, lei vuole partecipare. Nonostante la parola che non ha, nonostante le sue innumerevoli difficolta’ motorie ci comunica concetti di relazione e movimento. La Lucciola ha grandi spazi fisici ed  emozionali, che permettono ai nostri ragazzi di prendersi i tempi necessari per la loro evoluzione. Sono sostenuti nei loro successi e incoraggiati a far fronte alle loro frustrazioni. Grazie per il grande aiuto che date a noi genitori.

Mamma di Ludovica

Sono la mamma di Marcello al quale è stato diagnosticato un disturbo del linguaggio e ritardo mentale. Marci è arrivato alla Lucciola circa due anni e mezzo fa, abbiamo conosciuto il centro tramite amici di famiglia. La USL poi, su nostra richiesta, ci ha inviato coprendo la retta. Marci è arrivato a 12 anni in seguito al manifestarsi delle prime crisi adolescenziali. Lì ha trovato una famiglia. Il percorso per noi è doloroso, ma grazie al confronto con gli altri ragazzi Marcello sta acquistando consapevolezza ed ha la possibilità, in gruppo, finalmente di confrontarsi. Ho capito che gli vogliono veramente bene. Marcello frequenta la scuola e va alla Lucciola il giovedì.

Mamma di Marcello

Antonio è nato il 08/07/2000 e sono un po’ più di 10 anni che frequenta La Lucciola e io sono fiera di lui e di tutti i collaboratori della struttura che sono molto bravi e molto pazienti. Antonio, all’inizio, aveva  molte crisi, era ingestibile. In quel periodo, fra l’altro, mi stavo separando da mio marito e Antonio, molto attaccato a suo padre, non si rendeva conto di cosa stava accadendo, che non avrebbe più visto il padre come prima. Ma, grazie alla Lucciola, siamo riusciti a superare tutto, con tanta collaborazione e tanta comprensione. Oggi Antonio è un ragazzo molto autonomo e per molto tempo non ha più avuto le crisi di un tempo. Ora, con la pubertà, sono ricominciate, ma mi dicono che è normale, che poi supererà anche questo periodo. Io ringrazio tutti i collaboratori della Lucciola per il grande lavoro che fanno per noi.

Mamma di Antonio

Sono la mamma di un ragazzo autistico. Quando era piccolo era agitatissimo, non sapevo come fare per comunicare con lui. Non era in grado di essere autonomo. La sua Neuropsichiatra Infantile mi consigliò la Lucciola di Ravarino. Iniziò l’inserimento. Dopo qualche mese ho visto in lui tanti cambiamenti positivi e incominciò a essere più autonomo. Scoprii che era in grado di fare tante attività. Rimasi sbalordita e fui molto felice. Prego tutti i giorni che tutto ciò non finisca. Mio figlio ha bisogno di continuare il suo percorso alla Lucciola. Non immagino nessun altro posto che possa sostituirlo.

Mamma di Salvatore

Mi chiamo Daniela, sono la mamma di un ragazzo di 16 anni che frequenta la Lucciola da 4 anni circa. Francesco ha un piccolo ritardo, in particolare ha difficolta nella relazione.
Dopo anni di percorso terapeutico a Bologna avevamo la necessità che Francesco facesse lo stesso tipo di terapia, ma non più in ambulatorio in maniera artificiosa, ma nella realtà e sempre in una situazione “protetta”. Una amica mi segnala il Centro La Lucciola e dopo averne parlato con l’USL mi hanno dato la possibilità di intraprendere questa esperienza. 
Era il 2012 quando Francesco ha iniziato questo nuovo percorso che lo accompagna sempre in quello che fa rendendolo più forte e più consapevole nel quotidiano.

Mamma di Francesco